E adesso come faccio?
2015-07-15 00:00:00 +0000Certi momenti capitano a tutti: chiedi il conto al ristorante, metti la mano in tasca e ti accorgi di aver lasciato soldi e carta a casa. Altro scenario: atterri in un paese straniero e aspetti la valigia finchè realizzi di essere l’ultimo passeggero rimasto intorno al nastro ma il tuo bagaglio non è mai comparso. Il primo istante in cui realizzi di essere fuori dalla usuale comfort zone si traduce solitamente in un brivido che sale lungo la schiena allertando tutti i sensi e sollevando la disperata domanda: e Adesso Come Faccio? (da qui in poi ACCF)
Durante il mio ultimo viaggio verso l’Italia e ritorno mi sono capitati numerosi momenti di questo genere, il primo dei quali si è materializzato quando ero ad appena 70 miglia da casa: scendo di moto per la fotografia di rito mentre sono ad aspettare la chiamata del mio shuttle per l’Eurotunnel e mi accorgo di non avere più la targa. Strana sensazione di vergogna e paura mi pervade, cerco di coprire con il mio corpo il retro della moto per nascondere ad eventuali interceptor di passaggio che mi manca un pezzo fondamentale per proseguire il resto del viaggio attraverso l’Europa. Scambio due chiacchiere con un gruppo di motociclisti diretti ad Assen per il MotoGP che con noncuranza mi consigliano: carry on, ed è proprio quello che faccio. Mentre attraverso la Francia inizio ad organizzare un piano: chiamo Valentina per chiederle di contattare la BMW e sentire se possono procurarmi una targa temporanea, oltre a preparare mentalmenente una spiegazione plausibile da dare alla poco socievole gendarmerie. Sta di fatto che arrivo al confine italiano senza che nessuno mi fermi o dica una parola a riguardo e questo mi fa sentire molto sollevato.
Proseguendo con l’obiettivo di arrivare a Mantova alla fine del secondo giorno mi rendo conto di due cose:
- gli italiani sono molto preoccupati del fatto che stia viaggiando senza targa e mi affiancano continuamente per farmelo notare, inoltre
- BMW Italia non ha idea di come procurarmi un sostituto, quindi dovrò arrangiarmi con una soluzione artigianale.
Il pensiero rilevante che ho iniziato a costruire nella mia mente è però slegato dalla circostanza: l’importante è conservare l’approccio positivo, analizzare il problema e contemplare una serie di possibili soluzioni.
Con questa attitudine e l’aiuto di un buon ferramenta riesco a trovare tutto il necessario per fabbricare una stupenda targa falsa e sono pronto a proseguire il mio viaggio.
Dopo qualche giorno di riposo in Italia riprendo la strada verso Nord e accade un altro momento ACCF: in autostrada vicino a Bologna un’automobile sta viaggiando a circa 110KM/h davanti a me quando gli esplode una ruota facendola rallentare di colpo. Il cerchione striscia per terra facendo scintille, il pneumatico vola via passando a pochi metri da me, il guidatore sembra molto reattivo e riesce ad accostare senza conseguenze: il suo viso è molto concentrato e guardandolo mi rendo conto che entro pochi secondi, passato l’iniziale shock, inizierà a pensare come risolvere la situazione con un misto di vergogna e paura.
Il percorso continua con svariati altri momenti ACCF: l’attraversamento della Svizzera e Germania è caratterizzato da un caldo insopportabile, oltre i 40C, che mi obbliga a frequenti soste per inzupparmi di acqua e consentirmi di proseguire; arrivato a Ghent in tarda serata di un affollato Sabato non riesco a trovare un posto dove dormire, poi risolto all’ultimo tuffo con booking.com; le notizie dei rifugiati in cerca di un transito clandestino danno per impossibile il passaggio da Calais, notizia che non trova riscontro a parte qualche posto di blocco con gendarmi armati fino ai denti; infine appena tocco terreno britannico vengo investito da un fortunale potentissimo che saluta il mio ritorno in patria obbligandomi ad una velocità massima di 20mph.
Come al solito cerco di fare un bilancio della mia piccola avventura e trarne qualche insegnamento: non importa il livello di difficoltà nel quale ci si trova, è cruciale mantenere un’attitudine positiva, cercare di ridurre al minimo i momenti di panico, guardare oggettivamente il problema e rapidamente definire le possibili strategie per risolverlo. E mi rendo conto, anche in modo abbastanza scontato, che lo stesso approccio vale per qualsiasi altro momento della vita (bollette, multe, gravidanze, malattie, sfighe accidentali: you name it! come si dice da queste parti) in cui per quei brevi attimi si sente salire un brivido lungo la schiena e ci si chiede: e Adesso, Come Cazzo Faccio?