La generazione del "mi lamento alla prima" riuscirà a cambiare l'Italia?

Me lo ha sempre detto mio padre: "se tu non fossi sempre così negativo, le cose funzionerebbero"

Ha torto. E ha la fortuna di avere 3 figli che non hanno mai mollato. Nel mio caso: 8 anni di ricerca, un dottorato, un lavoro all'università che, nonostante gli anni di esperienza, arrivava a malapena a pagare l'affitto, l'esasperazione e il trasferimento a Londra per ricominciare da capo, l'acquisto di una casa e l'arrivo di un nipotino.

E la stessa cosa vale per centinaia di migliaia di miei coetanei, che nonostante gli schiaffi in faccia tengono duro cercando di costruirsi una carriera che segue i propri studi, che appena le spese mensili consentono di mettere da parte qualcosa montano su un Ryanair per andare a respirare una boccata di Europa.

Ed è troppo facile per lui, mio padre, dire questa cosa. Lui che è nato e cresciuto nella generazione del boom economico, del gradiente di crescita positivo, nel paese che bilanciava allo stesso tempo l'affermazione delle politiche sindacali e la possibilità di ammiccare al sogno americano.

Però devo riconoscere che c'è un fondo di verità, ed è arrivato il momento di capire perchè ci viene rivolta questa critica. Guardo al mio passato, ripenso le cose che ho detto, leggo la mia timeline su Facebook e su Twitter e capisco: le giornate di pioggia, la batteria a terra, l'orale di un esame da rifare, il colloquio andato male. Sono tutte là, ma io so per certo che la mia vita non è fatta di sole giornate grigie.

Guardo e ripenso ai miei coetanei, a chi condivide la mia formazione, le mie frustrazioni, le stesse battaglie e penso quanto sia comune la tendenza a comunicare il basso continuo. Forse per esorcizzare le paure, o più semplicemente per scaricare una tensione, esteriorizzare una fonte di stress, condividere in modo da alleviare.

E allora cosa accadrà quando a questa generazione, la mia, verrà consegnato il paese? Perchè prima o dopo accadrà, per puro e semplice ricambio, la generazione del basso continuo si troverà in tasca le chiavi dell'auto di papà. Io vorrei evitare che, come accadde alla mitica Alfa 75 di mio padre, il paese finisca contro un muro. E penso che, affinchè questo succeda, sia necessario iniziare a ridurre i tweet delle giornate grigie e sia indispensabile iniziare a tirare fuori quella parte forte e allegra che sta in ognuno di noi.

Questo fine settimana ci sono le primarie del partito democratico, e questo è un primo passo per prendere l'Italia e portarla a fare un giro di prova. Chi mi conosce sa per chi voterò, e leggendo questi paragrafi penso sia anche facile capirlo, ma non ho scritto tutto questo per cercare di guadagnare un voto.
Mi sono sentito dire che "tanto non serve a niente" e mi viene in mente il mitico Bartali: "è tutto sbagliato, è tutto da rifare". Si è proprio così, è tutto da rifare, ma non votare a queste primarie significa tenere in garage la macchina di papà, l'ennesimo tweet annoiato che non arricchisce di una virgola sè stessi, nè le persone che ci stanno intorno.

E invece penso proprio che non siamo così negativi, e le cose siamo in grado di farle funzionare piuttosto bene.

Colonna sonora:
Bright Eyes, "Arc of time"
Duccio Vernacoli, "E ce la fo"