Firenze-Londra, solo andata

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Sarà che siamo vicini al Natale e oggi abbiamo comprato l'albero, oppure che mancano poche settimane all'arrivo del piccolino, o magari che stiamo per firmare un mutuo di 25 anni per la nostra casa, o ancora che sto finalmente per chiudere la mia società in Italia... sarà forse l'insieme di tutto questo che mi sta portando oggi a fare qualche bilancio.

Parto dal giorno in cui, quasi 2 anni fa, presi quel biglietto solo andata per Londra, per lasciare quanto avevo costruito fino a quel momento e ricongiungermi finalmente con Valentina dopo 4 faticosi anni di commuting. Non ho memoria di un momento in particolare, ma ricordo perfettamente la sensazione: eccitazione, sconfitta, sollievo, paura. Lunghe settimane a mandare curricula: un lavoro a tempo pieno che non ammette la distrazione di una ricompensa alla fine di una giornata per non provare la sconfitta di gravare economicamente sul nuovo nucleo familiare.
Poi il tempo segue il suo corso, si apre uno spiraglio e si afferra l'opportunità, ci si inserisce nel meccanismo, iniziano arrivare i primi soldi e le prime bollette con il proprio nome stampato sopra (incredibile che tutt'ora mi faccia piacere ricevere il conto del gas, a testimonianza che veramente il mio indirizzo è quello che leggo), si fanno nuove amicizie e si impara a muoversi come dei veri cittadini.

Con una grande differenza: qua è possibile.
Ci ho messo un po' a capirlo, ma più passa il tempo e più mi convinco: in parte riguarda chiaramente essere in un paese che funziona, ma in massima parte riguarda il cambiamento di prospettiva. Non è importante essere per forza in una città di 12 milioni di abitanti dove qualsiasi cosa è possibile, ma il fatto veramente fondamentale è la possibilità di vedere il mondo da una prospettiva diversa, di uscire dall'acquario e abbracciare un sistema di valori diverso, capire veramente che il mondo è più vasto di come lo si percepiva da una singola posizione. Come un occhio solo non è in grado di percepire la profondità, forse anche la vita di un essere umano ha bisogno di un riferimento di valori diversi per poterne tarare l'effettiva importanza. Quindi diventa possibile seguire opportunità o abbracciare modelli di comportamento che prima non potevano nemmeno essere concepiti.

Penso agli amici con cui ho fatto l'università, quelli sui quali si sente sempre dire che lo stato italiano "ha investito", anche se di preciso non ho mai capito a cosa ci si riferisse e soprattutto se la pena di dover rimanere all'interno di un sistema chiuso non sia un compenso già troppo elevato per ripagare questo debito. Del gruppetto con il quale si studiava Calcolatori e Elettrotecnica, ecco cosa è successo: uno sta a Monaco a mettere su famiglia, uno a Los Angeles a scaldarsi al sole, uno a Portland a fare il ricercatore, uno sta a Roma a combattere contro l'apatia dei colleghi e un altro a Firenze, con l'azienda che fa le montagne russe e mi ha impressionato constatare l'assenza dell'usuale ottimismo che lo ha sempre contraddistinto. E uno purtroppo non c'è più.

Risultato: non penso che all'estero si facciano necessariamente mestieri più interessanti, ma penso che in media siano senz'altro più dignitosi, che l'etica del lavoro e la retribuzione ad esso associata siano più giusti. E che a prescindere da questo, chi esce dal proprio paese comincia più facilmente ad usare l'altro occhio e percepire la profondità, cosa altrimenti estremamente difficile da realizzare.

Non ho idea se torneremo mai, penso dipenda da quanto la bilancia delle cose che mancano riesca a pendere rispetto al lato di quelle che si acquisiscono, e sicuramente ciascuno ha le proprie. A me manca la possibilità di trovarsi in 10 minuti a cena insieme alla famiglia che ormai si vede poche volte in un anno, oppure la calma di prendere la moto e salire per le colline e fermarsi da qualche parte a riposarsi senza dover pensare alla settimana davanti, o quei pochi minuti necessari per trovarsi con gli amici di sempre a farsi un aperitivo.
Ma quando mi fermo a riflettere per verificare se sto facendo bene, mi capita spesso di riguardare un pezzetto de "La meglio gioventù" per ricordarmi quanto la bilancia stia ancora pendendo dalla parte di chi offre opportunità, piuttosto che lasciarle inaridire e spegnere.

httpv://www.youtube.com/watch?v=F6sWC1VmJkY